Informativa n.73 del 07/11/2022 - Notiziario n.18

PRIMO INCONTRO TRA MINISTRO DEL LAVORO E PARTI SOCIALI GLI INTENDIMENTI
SU PENSIONI 2023 E POLITICHE DEL LAVORO

Nell’ultima riunione del 4 novembre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato la NADEF (Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza), modificando i dati macroeconomici contenuti nel documento lasciato in eredità da Draghi e Franco, ma al tempo stesso implementandolo con alcune scelte di politica economica che costituiranno punti di riferimento obbligati nella scrittura del disegno di legge sulla manovra di bilancio 2023.

In estrema sintesi: il buon andamento dell’economia italiana nel terzo trimestre ha innalzato la previsione di crescita del PIL 2022 dal 3,3 al 3,7% e fruttato un “tesoretto” di 9,5 mld di euro che, in aggiunta alla scelta operata dal nuovo Governo di creare un deficit aggiuntivo 2023 per circa 23 mld e alla previsione di una nuova spending review nel triennio in corso dalla quale, nel 2023, attingere circa 800mila euro, costituiscono, allo stato, le disponibilità complessive che dovrebbero essere utilizzate dal Governo Meloni per agire su due fronti: in primo luogo, un nuovo “decreto legge aiuti, che sarà sottoposto a giorni all’approvazione del Consiglio dei Ministri e recherà misure contro il caro energia e contro gli effetti negativi della crescita dell’inflazione oggi a due cifre (11,9%, dato di ottobre u.s.) a favore di famiglie e imprese, sul tipo dei tre già varati in precedenza dal Governo Draghi, dei quali abbiamo riferito in precedenti Notiziari per la parte d’interesse dei pensionati; in secondo luogo, un insieme di interventi e misure che dovrebbero trovare spazio nel DDL sul Bilancio 2023 e interessare diversi aspetti, tra i quali in primis fisco (cuneo fiscale e flat tax) e pensioni.

Anche per questo, nella stessa giornata, il Ministro del Lavoro ha convocato Parti sindacali e Parti datoriali per un primo confronto, che CSE FLP Pensionati aveva sollecitato sin dal momento della nomina, nel quale la dr.ssa Calderone ha anticipato alcuni intendimenti del Governo in materia di pensioni e di lavoro. Alla riunione, hanno anche partecipato il Vice Ministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci e il Sottosegretario Claudio Durigon.

In apertura di riunione, la Ministra Calderone ha detto che, in materia previdenziale, l’intenzione del Governo, stante il poco tempo a disposizione, sarebbe quella di procedere ad alcuni interventi in manovra di bilancio 2023 al fine di scongiurare lo stop a “opzione donna” e “APE sociale”, le cui proroghe andranno in scadenza al 31.12.2022, ma soprattutto al fine di evitare l’entrata a regime dei requisiti per il pensionamento previsti dalla riforma Fornero del 2011, che prevede come noto uscite dal lavoro a 67 anni per anzianità, o con 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi in via anticipata.

Dunque, il DDL Bilancio 2023 dovrebbe recare innanzitutto:

  • la proroga al 31.12.2023 dell’Ape social, con i requisiti di accesso previsti dalla L. 234/2021 (63 anni di età con 30 anni di contributi per disoccupati di lunga durata che hanno terminato di percepire la prestazione di disoccupazione, caregiver, lavoratori con disabilità pari almeno al 74%, e 36 anni di contributi per gli addetti a mansioni usuranti), che dovranno essere maturati comunque entro il 31 dicembre 2023;
  • la proroga di “opzione donna”, con i requisiti oggi previsti (35 anni servizio e 59 anni d’età, 60 per le lavoratrici autonome, da maturarsi entro il 31.12.2022, includendovi così le lavoratrici dipendenti nate nel 1964 e quelle autonome nate nel 1963, ma sempre con ricalcolo interamente contributivo, che produrrà le penalizzazioni ben note (fino al 30%).

Nessun accenno invece in riunione alla “opzione uomo” (vedi Notiziario n. 17 del 24 ottobre u.s.).

Ma il Ministro del Lavoro ha parlato in riunione anche della possibilità, attualmente allo studio, di varare, per il 2023, anche “quota 41”, e cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni di anzianità contributiva, accoppiandolo però ad un requisito anagrafico (61 o 62 anni d’età), e dunque una altra quota 102 (41 + 61) o una nuova “quota 103” (42 + 41) a seconda del requisito d’età scelto, più probabilmente la prima che avrebbe un minore costo per le casse pubbliche.

Una soluzione, questa, che come CSE FLP però non condividiamo pienamente, ritenendo auspicabile invece il varo di una “quota 41” al netto di qualsiasi vincolo d’età in abbinata; confermiamo invece la nostra condivisione in ordine alle ipotesi di una ulteriore proroga a tutto il 2023 di “ape social” e “opzione donna” con gli attuali requisiti previsti, al netto però, per quest’ultima, del ricalcolo su base esclusivamente contributiva, che come ampiamente risaputo va a penalizzare i futuri pensionati relativamente alla parte di calcolo retributivo sino al 1996.

Dobbiamo anche aggiungere che, nelle previsioni del nuovo Governo, stante anche la ristrettezza del tempo a disposizione, gli interventi ad adottare con la prossima legge di bilancio sono finalizzati, come già detto, a scongiurare il famoso “scalone”, fermo restando l’intendimento di procedere nel 2023, anche attraverso il confronto con il Sindacato, ad una riforma della legge Fornero che introduca significativi elementi di flessibilità in uscita. Sono gli stessi intendimenti dichiarati dal Governo Draghi in avvio del proprio mandato, speriamo che non facciano la stessa fine essendo rimaste, quelle di Draghi, solo delle buone intenzioni non seguite da fatti.

Per quanto attiene alle politiche del lavoro, la riunione con il Ministro ha registrato il formale riavvio del tavolo tecnico permanente sulla materia, il che costituisce a nostro giudizio un fatto sicuramente positivo, che a breve dovrebbe sostanziarsi nei primi confronti (modifiche del Reddito di cittadinanza e sicurezza sul lavoro in primis). Ne vedremo e ne seguiremo gli sviluppi.

Il confronto con il Ministro ha avuto comunque, come immaginavamo, un carattere essenzialmente interlocutorio, atteso che le scelte sono tutte di livello politico e attengono in primo luogo al Governo nella sua interezza. Registriamo comunque un fatto importante: la convocazione delle Parti sociali da parte del Presidente del Consiglio, fissato per mercoledì p.v., nel quale si dovrebbe parlare in primo luogo di caro energia, andamento dell’inflazione, salari bassi ma anche pensioni.

Un segnale a nostro avviso importante, con la viva speranza che la convocazione delle Parti sociali non sia un fatto di facciata ma segni la volontà di un effettivo coinvolgimento preventivo in merito alle impegnative scelte che Esecutivo e Parlamento saranno chiamate a fare a breve termine.

 

                                                           IL COORDINAMENTO NAZIONALE CSE FLP PENSIONATI

INFORMATIVA_ 73_2022